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Nel primo e secondo decennio del nuovo secolo Fallacara si è trasformato nell'apostolo della stereotomia e della architettura in pietra da taglio, indagando e sperimentando lo sposalizio tra questa tecnica arcaica e le straordinarie possibilità aperte dalle macchine a controllo numerico che possono fare in pochi minuti il lavoro che uno scalpellino compiva in molte ore. Ha pubblicato, sempre in equipe, con la collaborazione di altri specialisti una decina di libri in cui al talento dello sperimentatore e del propagandista si unisce l'impegno e, la curiosità dello storico e con i modelli realistici ha partecipato a mostre seminari internazionali coinvolgendo l'industria pugliese della pietra in operazioni ricche di possibili futuri sviluppi. Negli ultimi anni l'attenzione di Fallacara si è rivolta principalmente alla varietà delle tessiture possibili nella struttura delle volte e delle cupole, cercando soluzioni capaci di accentuarne la qualità plastica, evitando quelle strutture che non mettono in rilievo i conci nella loro relativa autonomia. Spesso la complessità dei risultati - specialmente quando si sperimenta la permeabilità alla luce dell'apparato murario, fanno pensare a Escher e al suo gusto della metamorfosi. Paradosso inatteso, quello creato da Claudio D'Amato e dalla sua scuola. Lo sviluppo tecnologico che con l'opzione del nuovo che ci ha abituato ad affrontare rischi che minacciano gli equilibri del nostro pianeta, questa volta ci aiuta a riscoprire invece soluzioni collaudate dal tempo e ad assecondare - come suggerisce Heidegger - il desiderio del "già stato" come "testimonianza dell'inesauribile potenza metamorfica dell'iniziale". (Paolo Portoghesi)